Dopo “Morire di Classe” non fu più possibile tornare indietro. La società cerca sempre di rimuovere la malattia mentale escludendola dalla vista. Ma il libro con le fotografie di Berengo Gardin e Carla Cerati, sollecitate da Franco Basaglia, voleva mostrare. Affinché tutti vedessero, affinché tutti capissero.
Le foto vennero scattate in alcuni manicomi italiani tra cui Gorizia, il manicomio diretto da Basaglia, e Colorno (Parma) di cui diventò direttore nel 1970. Come è noto, grazie alla Legge 180 fortemente voluta da Basaglia, la situazione cambiò radicalmente, regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale. L'Italia fu il primo paese al mondo ad abolire i manicomi, sicuramente anche grazie a libri come questo. Quando si trattano temi così delicati "c'è una linea sottile tra la rivelazione e lo sfruttamento, tra la compassione e l'eccitazione pruriginosa. Questa linea qui non è attraversata" (cfr. Parr Badger). Indubbiamente le immagini non cercano le emozioni morbose del lettore ma mostrano la malattia con compassione e rispetto. Il supporto su cui è stampato, a differenza della maggior parte dei libri fotografici, non è carta lucida ma carta opaca, quasi a smorzare, a non evidenziare. Ma ancora più interessante è l'impaginazione che prevede immagini ripetute, sia in sequenza, sia dopo alcune pagine. Non si tratta di una semplice scelta grafica: la ripetizione fissa indelebilmente nella memoria ciò che si vorrebbe rimuovere ma che non è più possibile ignorare.
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Bibliografia:
Parr Badger II, 246
Gianni Berengo Gardin. Il libro dei libri 36-39
Auer 508
Davide Nuti, Charta 142, 12
John Foot, Photography and radical psychiatry in Italy in the 1960s. The case of the photobook Morire di Classe (1969)- History of Psychiatry